Mi ricordo bene / Visiones Compartidas

Mi ricordo bene

Il rosso rappresenta il fuoco, l’emozione, la violenza, ma anche il femminile, il caldo.
Il blu rappresenta al contrario la calma, il maschile o il freddo viene usato spesso  nel mondo diplomatico: l’unione europea, il ministero, la banca.
Il rosso ed il blu si incontrano nel viola.
Il viola supera il tutto e trascende.
Trascendendo svela la sparizione.
I due colori aggrediscono il quadro ai fianchi, lo vogliono, lo mangiano, giocano a  farlo scomparire.
Il quadro a sua volta mostra frammentazioni di donna, mancano dei pezzi, già inghiottiti.
Il corpo tagliato ai lati suggerisce il proseguimento al di là dei confini della cornice.
Il lavoro è mangiato ai fianchi, aggredito (abbiamo detto), meglio si poteva dire: annegato, il colore liquido bagna la realtà e la trasforma in se stesso, vuole che sia se stesso.
Il rosso e il blu cercano di ottenere se stessi nel quadro.
Come il fuoco, l’unico elemento, diceva Apollinaire, che trasforma in se tutto quello che incontra.
La scena invece non scompare, bensì appare in mezzo ai suoi commentatori (rosso e blu), i colori che la incorniciano e commentano… e mentre la scena appare nella sua frammentazione, noi la percepiamo come una frammentata interezza, come un ricordo.
Il giorno dipinto è il quotidiano dei gesti di lei, il mondo intorno è contraddittorio: si tratta di un annegarsi nel vuoto che cerca la trascendenza ma che è fatto di pieni, di colori e non di assente bianco e nero… dunque di luce simbolica.
La presenza frammentata ci rammenta che c’è un ricordo sotteso.
Un accenno di qualcosa di passato.
Si esplicita, nel suo mostrarsi paradossale, che c’è un assenza, che esistono le assenze.

A cura di Fabrizio Pizzuto

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